A Silvia, il mio amore infinito
Sono pagine di silenzi...A volte si attende una vita intera... Attesa di vento, Attesa di Pace, d'aAmore, di Sangue, Attesa di vita, Attesa per la Vita, Attesa come Amore e d'Amore Attesa.
Ciò che succede risiede nel cuore, nel sangue che viaggia fra le nostre vene, coralli d'Arteria a irrorare il nostro corpo. Corpo come involucro...L'Attesa invece...L'Attesa è nell'Anima. Viaggia elettrica come energia in movimento, scivola in frizione senza rumore, dona forza. Forza d'Attesa, e ciò che resta è solo Amore. Si pettina i capelli alla Luna quest'energia, attende sotto un ciliegio mentre il vento carezza l'erba. Nella dolcezza di un momento si perde il pensiero dietro ai ricordi più belli...E' sogno d'estate, di una Notte Qualunque, del profumo dell'erba notturna, del fresco dopo il caldo del pomeriggio di Giugno. Ed è Silenzio, che essere soli non significa solitudine, che attendere non significa soffrire, che un petalo è un petalo e basta , ma basta e avanza nella sua grazia infinita. Silvia lo tiene fra le mani perchè del mondo capisce la Grazia. Silvia lo lascia andare al vento perchè del mondo conosce la libertà. Silvia attende un sogno che spero di avere avverato, almeno in parte, nonostante i miei continui errori. L'Attende e vive l'Attesa come si vive una Vita. Non la trascorre, la vive, la sente, la cura perchè del suo Amore porta il sapore.
Per questo questo quadro non è mio, ma del mio Amore. E forse nemmeno suo. Questo quadro appartiene a quei minuti, alla loro speranza, alla loro incredibile importanza per come ora le cose si sono evolute...Sono passati 7 anni da quel giorno, e la Amo come allora, ogni giorno di più, costantemente stupito da Lei, che mi ha aspettato una volta, due volte, cento volte, anche quando i miei occhi portavano lo sfinimento chimico di un contratto con la morte, anche quando gli aghi lasciavano segni che allora mi sembravano indelebili, anche quando la vita sembrava avermi abbandonato lei c'era, ed aspettava forse tempi migliori, ma con l'Amore più smisurato che si possa immaginare. Senza timore contro la morte che voleva prendersi me, noi, tutto quanto...C'era quando dormivo, e vegliava il mio sonno, c'era quando piangevo, e raccoglieva le mie lacrime, e c'era quel giorno, ad aspettarmi come sempre.
Non mi dilungherò oltre, perchè il resto è mio. Solo mio. E lo tengo dentro, chiuso a doppia mandata, lontano dagli sguari. Lo coltivo nel mio cuore con la cura, la dedizione di un'Attesa.
Federico Mussatti, Modena, 17/09/2011